Analisi degli indici di bilancio che contribuiscono alla determinazione del rating creditizio

Per le piccole-medie imprese nazionali il credito bancario costituisce la quasi esclusiva fonte di finanziamento.

L’avvio della crisi ha comportato una forte riduzione del credito concesso alle imprese, ritenuto più rischioso, a beneficio di impieghi bancari più sicuri e redditizi.

Nonostante gli interventi della BCE (“quantitative easing”) che hanno almeno temporaneamente ovviato ai problemi di liquidità e che comunque sono prossimi al termine, permangono i vincoli sul fronte della restrizione creditizia; l’elevato importo raggiunto dalle sofferenze bancarie induce a ritenere che nel breve-medio termine non vi saranno buone notizie quanto all’accesso al credito da parte delle PMI italiane.

Quindi da una parte le imprese per superare la crisi necessitano di capitali freschi, dall’altro le banche per limitare il rischio di incappare in sofferenze e perdite sul credito concesso alle prime adottano tecniche di misurazione del rischio sempre più complesse (procedure di “rating assignment”).

In tale contesto diviene essenziale per le imprese monitorare e migliorare il proprio rating bancario, aumentando la capacità di credito, diminuendone il costo e limitando la richiesta di garanzie.

Ancora meglio occorre gestire il rating aziendale in modo pro-attivo, anche in via prospettica.

E’ pertanto possibile per una piccola-media impresa, senza l’adozione delle sofisticate procedure di “rating advisory” utilizzate dalle imprese medio-grandi:

  • determinare l’andamento del rating aziendale esaminando i bilanci d’esercizio storici;
  • valutare il rating prospettico, utilizzando i bilanci infrannuali e previsionali.

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